L’INFERNO BIANCO DI ADALBERTO BUZZIN

di

Alcune persone riescono a vederlo. Il tutto.
Adalberto è una di queste e conosce la strada per arrivarci. Il nulla.

Doveva essere un’intervista

Ho inviato ad Adalberto le “domande traccia” che ormai utilizzo per facilitare le interviste. Poi ho ricevuto le sue risposte. Perdonami Adalberto ma oggi ti racconterò a parole mie. Perché le tue risposte mi hanno spinto a leggere il tuo ultimo libro “LA MIA SIBERIA”.

Adalberto è un viaggiatore overland e un fotografo. Il suo Van-cool! lo ha detto anni fa quando ha lasciato il lavoro come promotore finanziario per avere le 24 ore per se. Ma è anche portatore sano di quel tipo di follia che a noi di Vancoolers piace.

Perché è genuina,
perché è sensibile,
perché é vita.

Nella sua vita Adalberto ha visitato oltre 70 paesi abbandonandosi al Mal d’Africa e ad altri mali tra cui quello dell’Oriente, del Sud-Est Asiatico e della Cina. Ma è durante un viaggio in treno nella Transiberiana che in lui esplode la curiosità per il freddo e il ghiaccio.

Su quel treno nascerà la sua nuova avventura “Dal finestrino osservo un panorama immenso. Casette in legno colorato, qualche UAZ e Lada […] che sfrecciano lungo una strada che non ha mai fine […] penso che sarebbe bello fare questo viaggio in macchina a gennaio in pieno inverno”.

La terra addormentata

È così che chiamano la Siberia. In questa terra difficile Adalberto ha portato a termine diversi viaggi, come quando nel 2008 ha raggiunto Magadan, la “porta dell’inferno”. Lo ha fatto nella stagione invernale attraversando la Kolyma R504, la “Strada delle ossa” , tristemente famosa per la morte di centinaia di prigionieri dei gulag costretti a lavorare in condizioni disumane.

Alcuni sostengono sia la strada più fredda del pianeta. In inverno le temperature possono arrivare a -50 gradi sotto zero.

“La strada mi piace, non sai mai cosa succede”

Adalberto Buzzin, LA MIA SIBERIA

Il primo tentativo, con due UAZ 469 rosse nuove di zecca, fallisce a causa di un freddo eccezionale e alcune incomprensioni nel gruppo. L’anno seguente, con una Lada 4×4 dell’86, arriva il secondo tentativo ma anche questa volta Adalberto è costretto a rinunciare fermandosi a Ulan-Ude per un problema con il visto.

Due fallimenti sono abbastanza per far desistere molti di noi. Molti, ma non tutti “Dopo una rinuncia i pensieri ti tormentano. Ricordo le notti passate a guardare la cartina, Magadan […] bisogna ritornarci senza se e senza ma”.

Ed è quello che fa. Riparte con l’amico Vencislav e uno UAZ 452 che li accompagnerà nel viaggio per 4.400 km tra andata e ritorno. Vuoi sapere come è andata? Trovi questo e gli altri racconti dei suoi viaggi nel libro LA MIA SIBERIA (mica vuoi che ti rovini la sorpresa 😉).

“La Siberia è un libro con migliaia di pagine e a me interessa leggerne qualcuna”

Adalberto Buzzin, LA MIA SIBERIA

UAZ 452 “Buhanka”

Il mezzo con cui Adalberto e Vencislav hanno raggiunto Magadan è uno UAZ 452, il mitico “Buhanka” (“pagnotta” in Russo, per via della sua somiglianza ad una pagnotta, appunto). È un mezzo 4×4 iconico progettato in Russia negli anni ’60, utilizzato sia dall’esercito che come mezzo civile. Nel 2022 è ancora in produzione praticamente con lo stesso progetto di allora.

Non a caso diverse persone lo scelgono come compagno di viaggio. Nonostante sia un mezzo “nudo e crudo” con motore a benzina (per riuscire ad accendersi con temperature anche inferiori a -30 gradi, il diesel non sarebbe adatto) e una qualità dei materiali non propriamente eccellente, rimane un mezzo di meccanica semplice, senza elettronica ed è ancora possibile reperire i ricambi.

Vivere l’attimo

Quello che più affascina delle avventure che trovi nel libro “LA MIA SIBERIA” di Adalberto Buzzin è il modo con cui è stato scritto. È praticamente un diario di viaggio che usa un linguaggio scorrevole, semplice e accessibile a chiunque. Ma non è questo il suo valore.

Adalberto è un osservatore. Adalberto è un uomo che riesce ad interagire con le persone ad un livello che non è accessibile alle parole. Adalberto parla con gli occhi e con i gesti. In uno sguardo racchiude un pensiero, una frase, un intesa.

Essere circondato dal nulla invernale di una vasta distesa di neve al caldo del suo UAZ, in compagnia dei suoi amici e compagni di viaggio, ma nel silenzio introspettivo e rispettoso che solo gli avventurieri possono comprendere. Ecco, quello è il suo spazio.

“Il bianco del ghiaccio è il mio unico panorama, la mia emozione, il mio pensiero profondo in questo mare di solitudine, ma il tutto è impregnato di una spiritualità che non so spiegare, bisogna viverla per capire”

Adalberto Buzzin, LA MIA SIBERIA

Quando ho chiesto ad Adalberto di descriversi in tre parole mi ha detto ”Curioso, Nostalgico e Avventuriero”. Dopo aver letto il suo libro ho capito che quel “Nostalgico” è il suo modo per non dire “Romantico”.

Cercare il nulla è il suo modo di vedere il tutto. Privarsi di ciò che è superfluo, di ciò che è comodo gli consente di vivere gli incontri dei suoi viaggi per ciò che sono davvero: attimi di umanità che in forma di ricordi danno sostanza al suo cammino dove i limiti che incontra sono i passi di una danza.

La danza di una vita, in una sala da ballo bianca e infinita dove ci si congeda senza voltarsi, alzando la mano per salutare.

E così, per ora, ci salutiamo, attendendo di poter leggere la tua prossima avventura!

“Sisliva, buon viaggio”

Adalberto Buzzin, LA MIA SIBERIA

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Commenti

2 risposte a “L’INFERNO BIANCO DI ADALBERTO BUZZIN”

  1. Avatar Martin
    Martin

    Complimenti per il mezzo e per il viaggio epico.
    Esistono additivi diesel che consentono al gasolio di non congelare anche a meno 40 gradi

  2. Avatar Luisa Cragnolini
    Luisa Cragnolini

    Che viaggio !!!
    Complimenti davvero e che paesaggi mozzafiato!

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